Cantine e vino

Resilienza di un ecosistema.

Il concetto ecologico di resilienza fu introdotto da Holling, sin dai primi anni Settanta, e definisce la capacità dei sistemi naturali o dei Social Ecological Systems (i sistemi integrati ecologici ed umani), di assorbire un disturbo e di riorganizzarsi mentre ha luogo il cambiamento, in modo tale da mantenere ancora essenzialmente le stesse funzioni, la stessa struttura, la stessa identità e gli stessi feedback. Il sistema ha la possibilità quindi di evolvere in stati multipli, diversi da quello precedente al disturbo, garantendo il mantenimento della vitalità delle funzioni e delle strutture del sistema stesso (Bologna, 2010).

La resilienza, ricorda Holling, è misurata dal grado di disturbo che può essere assorbito prima che il sistema cambi la sua struttura, mutando variabili e processi che ne controllano il comportamento.

La resilienza di un ecosistema costituisce quindi la sua capacità di tolleranza di un disturbo senza collassare in uno stato qualitativo differente che è controllato da un differente set di processi: a questo proposito noto ecologo Odum (1988) aggiunge: “La stabilità di resistenza rappresenta la capacità di un ecosistema di resistere alle perturbazioni (disturbi) e mantenere la sua struttura e funzione intatte. La capacità di resilienza rappresenta la capacità di recupero quando il sistema è modificato da perturbazione.

Si riconoscono quattro caratteristiche della resilienza, definite latitudine, resistenza, precarietà e panarchia (Holling et al., 1978). La latitudine è l’ammontare massimo in cui un sistema può cambiare senza perdere la propria abilità al recupero, prima, quindi, di oltrepassare una “soglia” che, una volta passata, può rendere difficile o impossibile il recupero stesso.

La resistenza costituisce invece la facilità o la difficoltà di cambiare il sistema, o meglio, quanto e come il sistema è complessivamente resistente rispetto al cambiamento.

La precarietà indica quanto sia vicino l’attuale stato di un sistema ad un limite oppure ad una soglia.

La panarchia (Gunderson e Holling, 2002) è un termine che viene utilizzato per ricordare che, a causa delle interazioni a diverse scale, la resilienza di un sistema ad una particolare scala dipenderà dalle influenze degli stati e delle dinamiche alle scale che hanno luogo al di sopra o al di sotto del sistema stesso.

Naturalmente anche un sistema resiliente ha il suo punto debole rappresentato dal concetto di vulnerabilità (Bologna, 2010). La vulnerabilità si manifesta quando un sistema ecologico (oppure sociale) perde le sue capacità resilienti divenendo quindi vulnerabile al mutamento che precedentemente poteva essere assorbito. La vulnerabilità si riferisce perciò alla propensione di un Social-Ecological System di soffrire duramente delle esposizioni agli stress e agli shock esterni

Quindi, in un sistema resiliente il cambiamento ha la potenzialità di creare opportunità di sviluppo, novità ed innovazione mentre in un sistema vulnerabile persino piccoli cambiamenti possono risultare devastanti. Meno resiliente è il sistema, minore è la capacità delle istituzioni e delle società di adattarsi e di affrontare i cambiamenti. Attuare politiche di sostenibilità vuol dire apprendere come gestire l’incertezza, adattarsi alle condizioni mutevoli che si presentano ma, soprattutto, evitare di rendere sempre meno resilienti i sistemi naturali ed i nostri sistemi sociali.

 

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