A differenza di quanto si potrebbe pensare, passare da politiche che concentrano gli sforzi sull’ idea di sostenibilità ad altre che invece si focalizzano sulla resilienza non significa affatto ammettere una sconfitta dell’idea di sviluppo sostenibile, ma piuttosto deve risultare uno stimolo importante nel cambiare punto di vista e integrare diversi approcci per riuscire a raggiungere un risultato migliore: il cosiddetto resilient thinking, infatti, analizza quali sono le strategie migliori per gestire sistemi fatti di persone e di ambiente che interagiscono tra di loro e si basa su alcuni principi fondamentali che devono essere applicati nei modi e nei momenti più adatti per risultare davvero efficaci.
In sostanza è la rivoluzione culturale che si richiede alla viticoltura del futuro, proprio attraverso un resilient thinking.
Naturalmente per un completo adeguamento alla filosofia del resilient thinking anche la forza incentivante prodotta dagli organismi pubblici svolge un ruolo determinante, soprattutto a livello di difesa e sviluppo del tasso di biodiversità di un ecosistema agricolo, anche attraverso la leva dei meccanismi di controllo a monte e di liquidazione a valle.
In agricoltura, lo strumento dei Pagamenti per i Servizi Ecosistemici (PES) viene utilizzato per prevenire il rischio della perdita di biodiversità e dei servizi ad essa associati e promuovere le esternalità positive (Ferraro e Kiss, 2002); un esempio di tali strumenti è rappresentato dai sussidi che gli agricoltori ricevono affinchè attraverso prestazioni di tipo ecologico e buone pratiche agricole promuovano il mantenimento indefinito delle funzioni ecologiche della biodiversità e del capitale naturale.
In Svizzera, l’Ordinanza dei Pagamenti Diretti (OPD23 ottobre 2013) regola il versamento di contributi per la biodiversità che si articolano in tre livelli qualitativi (art. 56).
I vigneti accedono a tali benefici per la qualità relativa ai primi due, di questi tre livelli. Il livello qualitativo I concerne condizioni ed oneri generici relativi a misure di gestione; il livello II riguarda la valutazione del vigneto per mezzo di un valore ecologico calcolato sulla base di piante indicatrici. Proprio la selezione delle piante indicatrici è il punto chiave per una corretta valutazione della qualità delle superfici di promozione della biodiversità e per questo motivo è stata proposta recentemente proposta una lista selezionata attraverso un approccio che integra aspetti differenti, sia gestionali relativamente ai vigneti, sia ecologici più strettamente collegati ai differenti ecosistemi presenti (Trivellone et al., 2017). Con questo approccio è stato possibile integrare nel sistema di valutazione della qualità dei vigneti, regolato dalle Istruzioni applicative della OPD, sette specie botaniche importanti per il terroir Ticino, alcune delle quali a rischio erosione genetica.
Tale cambiamento rappresenta un passo in avanti verso una definizione affidabile delle specie indicatrici della bioversità che tenga conto di diversi aspetti, compresi quelli funzionali, ma soprattutto rappresenta un ottimo esempio di sinergia positiva (resilient thinking) tra il mondo della ricerca, quello della produzione ed il sistema dei Pagamenti diretti verso un comune obbiettivo di difesa e sviluppo della diversità biotica e abiotica degli ecosistemi.