Cantine e vino

Tantissimi auguri all’ambiente.

I tanti ed attenti (a giudicare dagli articolati commenti) lettori che ci hanno seguito periodicamente su questo blog avranno sicuramente compreso che il 2018 è stato dedicato alle problematiche relative alla salvaguardia dell’ambiente e della sua biodiversità, intesa in senso lato.

Precisiamo subito che secondo noi non sono solamente argomenti di grande impatto mediatico o, peggio, di attualità: l’ambiente, purtroppo, non è mai di moda ed i poco lusinghieri e soprattutto poco vincolanti risultati della COP24 di Katowice in Polonia, l’ultima conferenza sul clima dell’ONU, ne sono una sconfortante conferma.

Già l’inizio della conferenza si è dimostrata un triste presagio: mentre migliaia di delegati da tutto il mondo arrivavano in Polonia nella speranza di trovare un modo per fermare i danni causati dai combustibili fossili, il Paese ospitante li ha accolti con la Polish Coal Miners Band una banda musicale vestita con uniformi nere e cappelli tradizionali della città nel cuore della Polonia meridionale, Paese fortemente legato all’estrazione del carbone, l’oro nero. E tanto per non dare adito a malintesi ci pensava il Presidente polacco Andrzej Duda, a margine della conferenza, dichiarando che “Oggi non esiste un piano per abbandonare completamente il carbone. Gli esperti indicano che i nostri approvvigionamenti dureranno per altri 200 anni e sarebbe difficile non usarli”. E ancora…“Non discuterò con gli scienziati su come l’attività umana influisca sull’ambiente naturale, clima incluso. Non preoccupatevi. Finché sarò Presidente, non permetterò a nessuno di uccidere l’industria mineraria polacca. Siete un’industria strategica che è la base della nostra economia”,

Per altro l’ottimismo che esisteva nel 2015, dopo l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, attualmente è ampiamente scomparso Il Presidente Donald Trump ha ritirato gli USA dall’Accordo e la Russia deve ancora ratificarlo e molti altri Paesi che rimangono impegnati non sono assolutamente vicini a raggiungere gli obiettivi per la riduzione dei gas serra. E ancora prima che la Commissione Europea svelasse la sua strategia di un’economia a zero emissioni di carbonio in Europa entro il 2050, la Polonia e altre nazioni hanno sostenuto che se i Paesi più inquinanti (come appunto gli USA) non intendono raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, i Paesi più piccoli non dovrebbero accettare obiettivi più difficili.

Come si può notare una lunga serie di veti incrociati, politiche economiche protezionistiche e visioni assolutamente miopi concorrono in questa grave situazione di stallo, discrasie vecchie e nuove con annessa mancata intesa circa il meccanismo di sviluppo sostenibile.

Nonostante ciò, fedeli al nostro spirito comunque di ottimismo, dobbiamo affermare che i negoziati hanno raggiunto qualche timidissimo risultato.

Infatti, la COP24 ha adottato il Katowice Climate Package, che contiene norme e linee guida dettagliate per attuare l’accordo globale sul clima adottato a Parigi nel 2015. Il pacchetto stabilisce innanzitutto in che modo i Paesi forniranno informazioni sui loro contributi nazionali per ridurre le emissioni (i cosiddetti NDC), comprese le misure di mitigazione e adattamento e i dettagli sulla finanza climatica destinata alle economie in via di sviluppo: si tratta di un elemento chiave che definisce gli standard a cui le Parti dovranno adeguarsi, rendendo più difficile svincolarsi dall’impegno preso.

Al contrario, una delle più grandi delusioni in seno alla COP24 rimane l’atteggiamento delle maggiori potenze nei confronti del report scientifico dell’IPCC, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico: le pressioni di USA, Arabia Saudita, Russia e Kuwait si sono fatte sentire e nel testo finale di Katowice si è raggiunta una dichiarazione di compromesso in cui le parti si limitano ad accogliere favorevolmente la pubblicazione dell’IPCC anzichè riconoscerne e condividerne le conclusioni.

Altro argomento tabù della COP24 sui cambiamenti climatici è risultato essere il modo in cui i Paesi aumenteranno i loro obiettivi di taglio delle emissioni: allo stato attuale infatti, gli NDC garantirebbero un aumento delle temperature mondiali di ben 3°C rispetto i livelli pre-industriali, vale a dire 1,5 gradi in più rispetto quanto consigliato dall’ultimo report dell’IPCC.

Ultima tra le questioni ancora da risolvere (e rimandate alla prossima Conferenza delle Parti) c’è naturalmente il perdurante mancato accordo riguardante l’uso di specifici approcci di cooperazione internazionale circa le strategie comuni di sviluppo sostenibile, contenuto nell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi.

Come si può notare, purtroppo ancora più ombre che luci da questa COP24: per questo ci sentiamo di formulare, una volta di più, i nostri migliori auguri all’ambiente.

Oltre che a voi, naturalmente: buon 2019!

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