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Comprendere il ruolo delle piante spontanee

L’agricoltura ecosostenibile (e quella biodinamica in particolare) considera che ogni specie erbacea spontanea abbia la sua ragione di vita nell’ecosistema: paradossalmente anche le malerbe che prosperano in situazioni agricole che l’uomo considera non economicamente compatibili, spesso sono erbe con valenza medicinale e terapeutica, non solo per l’uomo, ma anche per il territorio.

Le infestanti però sono, quasi sempre, il sintomo di una situazione di mancato equilibrio nel suolo e si possono considerare delle vere e proprie sentinelle biologiche (piante indicatrici). La risposta spesso è nel terreno stesso ed infatti negli ambiti dove si sviluppano le più comuni infestanti il terreno risulta più soffice e strutturato con una forte presenza di micro e meso-fauna terricola (lombrichi), fonte di fertilità, quasi volessero porre un rimedio biologico ad una situazione di squilibrio microbiologico.

La terra ed il suolo in agricoltura biodinamica sono considerati un vero organismo vivente, fondamentalmente per due principali:

  1. il ritmo caratteristico di ogni organismo vivente;
  2. la capacità di rispondere alle sollecitazioni connessa alla capacità di reagire ai cambiamenti esterni che garantisce la sopravvivenza degli esseri viventi, alla base del concetto di resilienza. Il suolo si caratterizza per una interazione intima e multipla tra la porzione minerale, organica, gassosa e gli organismi viventi e la biodiversità vegetale condiziona proprio la capacità di un suolo di resistere ai cambiamenti rapidi che avvengono nelle diverse condizioni ambientali e la possibilità di raggiungere lo stato di equilibrio.L’ultima rivoluzione agricola ha prodotto in realtà una specie di industrializzazione della pratica agricola e la biodiversità purtroppo è stata vista spesso come un fattore limitante da eliminare: l’agricoltura e la natura rappresentavano allora due spazi ben delimitati, gestiti con regole profondamente diverse, in modo che lo spazio agricolo era destinato alla produzione e quello naturale doveva essere preservato. Al contrario, la biodiversità svolge un ruolo essenziale per la valorizzazione dei diversi ambienti di coltivazione e per le diverse esigenze dei modelli di consumo nonostante l’intensificazione dei processi produttivi.

In quest’ottica, si può quindi affermare che la crescita delle erbe spontanee (malerbe, infestanti) sia un linguaggio vivente delle condizioni del suolo con lo scopo biologico di risanare il terreno e di portare il suolo ad un equilibrio vitale.

La flora spontanea (cotico erboso) ha molteplici ruoli e significati biologici:

  • aiuta al consolidamento del terreno
  • aiuta ad aumentare la struttura del suolo
  • aiuta ad arieggiare il terreno
  • distoglie alcuni parassiti dalle colture e aiutano molti insetti utili
  • mantiene l’umidità del suolo
  • favorisce la formazione di essudati radicali utili ai microrganismi del suolo
  • rallenta il dilavamento delle sostanze
  • contribuisce al mantenimento della microfauna terricola
  • si dimostra in grado di metabolizzare le sostanze inquinanti (fitorimediazione)
  • contribuisce alla presenza di molti insetti pronubi
  • la flora infestante poco temibile fa concorrenza alle specie più difficili da eliminare

Per contro, come ampiamente noto, la presenza di erbe infestanti nelle colture crea competizione idrica e nutrizionale a causa della sottrazione di molti elementi nutritivi, specie se le erbe riescono a montare a seme, impoverendo il suolo. Il mondo vegetale è quindi espressione di una vitalità interna del terreno nonché dell’ambiente circostante e i suoi strumenti vitali sono terra, acqua, luce e calore.

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