Nel 2005 il gruppo di lavoro INRA/INAO è stata approvata la nuova proposta di definizione di terroir convalidata dall’UNESCO “è uno spazio geografico ben delimitato dove una comunità ha sviluppato e accumulato un insieme di elementi culturali, conoscenze e pratiche distintive (originali) basate sul rapporto tra ecosistema e fattori umani. La combinazione delle tecniche coinvolte nella produzione conferisce originalità, tipicità e consente di riconoscere la qualità dei prodotti originari di questo determinato luogo e dei suoi abitanti. I terroirs sono luoghi vivi e innovativi che non si possono ridurre solo alle tradizioni.
L’ OIV nel 2010 ha deciso di adottare la seguente definizione di “terroir” vitivinicolo: «Il “terroir” vitivinicolo è un concetto che si riferisce a uno spazio nel quale si sviluppa una cultura collettiva delle interazioni tra un ambiente fisico e biologico identificabile e le pratiche vitivinicole che vi sono applicate, che conferiscono caratteristiche distintive ai prodotti originari di questo spazio».
Si può ben notare che il concetto di genius loci non viene più confinato al ruolo (fondamentale) dell’ecosistema (spazio geografico) e non include solamente le caratteristiche specifiche del suolo, della topografia, del clima, del paesaggio e della biodiversità, ma si allarga alla comunità che lo abita, con i propri saperi, tradizioni e innovazioni: è significativo considerare la persona, perché gli elementi personali, storici e commerciali hanno scritto la storia stessa del terroir.
Con questa nuova e più ampia interpretazione si pone quindi l’accento sul fattore umano per considerare terroir come “territorio di una popolazione” e affermando che “la nozione di terroir riassume le condizioni genetico-ambientali e umane che sono alla base della produzione di un vino che sappia soprattutto offrire caratteristiche di naturalità e originalità” (Scienza et al., 1996).
Si può osservare quindi come non esista una sola traduzione del termine terroir.
Vaudour (2005) allarga il concetto di terroir facendogli assumere varianti semantiche legate a riferimenti socio-culturali e comunicativi, attraverso una interessante articolazione di significati:
1.Terroir–materia: è il terroir“agricolo”, riguarda cioè gli aspetti agronomici e tecnologici di un terroir. Comprende l’insieme delle potenzialità naturali di un ambiente che danno origine a un prodotto specifico.
Tale concezione è fondata sulla ferma convinzione che la qualità di un prodotto sia strettamente legata alle attitudini agricole della zona di coltivazione. Lo si percepisce come relazione tra suolo, sottosuolo, clima e risposta agronomica della pianta.
2.Terroir–spazio: è il terroir “territoriale” inteso come ambiente geografico, spazio fisico e contesto storico in cui si sono instaurate le condizioni socio-economiche per la produzione e vendita di vino.
3.Terroir–coscienza: è Il terroir identitario e si riferisce ai significati etnologici, sociologici e culturali dell’origine, in rapporto con la memoria e la coscienza identitaria. “Il nome del terroir è intimamente legato alla coscienza collettiva che le società rurali hanno dello spazio che esse popolano.»: in questa breve descrizione emergono elementi diversi, che si rifanno a tradizioni storico-politiche e sociali in parte adiacenti: coscienze individuali, coscienze collettive ‘locali’, le società rurali che abitano quei territori, e i popoli, che vivono in uno spazio comune nazionale. Identità e patriottismo sono il collante del fenomeno descritto da Vaudour, che per traslazione trasferisce il terroir alla coscienza di un popolo, contribuendo così a implementare, attraverso il linguaggio, i tasselli costitutivi, i tratti direbbe l’autrice, di una nazione
Esso si rapporta ai meandri della coscienza collettiva, di quelle rappresentazioni, credenze e sentimenti comuni alla media dei membri di una società, ai quali si aggiungono degli ideali collettivi elevati allo stato di valore.
Il terroir rappresenta una delle impronte che definiscono i tratti comuni di un popolo e di cui esso ha coscienza: d’altro canto il terroir è associato ad una memoria, sia che si tratti della memoria del gusto sia di quella dei toponimi. La degustazione, che risveglia delle sensazioni memorizzate che definiscono una tipicità del prodotto, fa sovvenire al degustatore dei ricordi visivi, olfattivi e gustativi del suo passato e dei suoi luoghi. È il caso dei crus leggendari (Petrus, la Tâche, Clos de l’Écho, Hermitage, ecc.) dove la memoria del terroir funziona anche tramite l’evocazione del nome del luogo geografico ove è inserito.
4.Terroir–slogan: è l’accezione pubblicitaria di terroir che diventa anche un’importante operazione di marketing richiamando appunto alla tradizione, alla società rurale e alle sue abitudini, interpretando così le aspettative dell’attuale consumatore di vino. Tutte queste definizioni hanno un filo conduttore comune nei concetti di “origine” (legame col luogo di produzione), “perennità” (cioè il permanere delle condizioni), “specificità” e “tipicità”. Questo ultimo concetto rappresenta proprio il cardine su cui si fa leva per difendere le produzioni italiane dal mercato globale, in quanto la tipicità è una particolare qualità di un prodotto alimentare specifica di un luogo di produzione e non riproducibile altrove: in altri termini la tipicità può essere definita come la memoria del gusto e degli aromi elaborati e tramandati da generazioni di degustatori e costituisce la personalità legata a un luogo di produzione.