Cantine e vino

Terroir e strategie di comunicazione.

 

Si può ben affermare che l’originalità della viticoltura italiana si realizza attraverso una serie praticamente infinita di territori la cui tipicità e identità (genius loci) conferisce riconoscibilità ai vini che vi si ottengono. Questa affermazione però solleva contemporaneamente due ordini di problemi: il primo collegato alla assoluta necessità di serie ed efficaci politiche di difesa delle produzioni tipiche dalle contraffazioni nonché di contrasto dall’utilizzo illecito di denominazioni.

Il secondo ragionamento è legato alla necessità (obbligo) della difesa e tutela di questi innumerevoli micro-terroir regionali italiani, pena subire la competizione di sistemi vitivinicoli economicamente e commercialmente più aggressivi, basati prevalentemente su politiche di dumping economico.

Tali improrogabili necessità sono suffragate dall’evidente coesistenza a livello internazionale di due viticulture, anche senza contraddizione palese, ma che si riferiscono a criteri etici, tecnici ed economici anche sostanzialmente differenti tra loro.

Le due viticulture a confronto (da Tomasi e Marcuzzo, 2014 modif.).

  territori di origine vitigni sistemi colturali consumo
Vini di terroir ambienti viticoli particolarmente vocati, di piccole dimensioni e limitati nativi (autoctoni) gestione prevalentemente manuale e specializzata (artigianale) limitato
Vini di territorio ambienti viticoli di ampie dimensioni internazionali gestione meccanizzata ad alto know-how tecnologico frequente, quotidiano

 

Il vantaggio competitivo e comunicativo della viticoltura risiede proprio nel forte collegamento con la straordinaria variabilità dei territori regionali italiani da una parte e con l’enorme disponibilità di vitigni nativi di cui è ricca la piattaforma ampelografica italiana (ben 377, contro 204 della Francia).

Appare evidente che gli sforzi comunicativi e di marketing devono essere assolutamente concentrati nel tentativo di attrarre il consumatore moderno, sempre più attento all’origine del prodotto, alle tradizioni enogastronomiche, alla salubrità del cibo, all’ecosostenibilità dei processi produttivi.

Il paesaggio viticolo quindi non più e non solo come difesa arcadica ma spesso anacronostica dei cicli della natura e dell’uomo, ma come mezzo per trasmettere e valorizzare i segni della storia, della tradizione e della cultura, umana e ed enoica, unitamente alla forte carica emozionale legata alla scenografia del paesaggio (marketing del territorio).

La viticoltura italiana, intesa come un enorme scrigno di piccoli, talora minuscoli, paesaggi (terroirs), deve essere al centro di efficaci politiche di tutela, difesa, salvaguardia, conservazione e valorizzazione attraverso progetti multidisciplinari che ne difendano l’originalità, l’identità storica e culturale, la naturalità nonché l’assoluta originalità delle piccole produzioni (artigianali), pena l’aggressione competitiva di sistemi viticoli con livelli economici non sostenibili.

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